Blog

Clonazione… no grazie!

La notizia secondo cui il nuovo presidente dell’Argentina abbia fatto clonare il suo Mastiff ottenendo 4 cuccioli-copie mi era sembrata all’inizio una bufala; nella mia ingenuità non credevo che la clonazione fosse davvero una pratica impiegata per scopi commerciali.

Ne trovo però conferma nel sito di PerPETuate Inc., che l’ha eseguita; sempre dal sito leggo che ad oggi hanno ottenuto più di 70 cuccioli con questa tecnica, la quale, sebbene “tecnicamente possibile, continua ad essere complicata e costosa” (cito dalle FAQ).

Lasciando per un attimo da parte le implicazioni bioetiche insite nella clonazione (un argomento troppo complesso per me), mi auguro (temo invano) che a nessun facoltoso allevatore venga in mente di clonare il proprio campione, decretando così l’inizio della fine del nostro hobby/passione/ossessione per la selezione del cane di razza.

Pensandoci bene 70 sono tanti…. chissà che non siano già in qualche ring?!

La clonazione spiegata semplice [fonte Wikipedia]

Cosa significa per noi allevare?

Parlando con le persone che ci contattano per informazioni sui cuccioli, mi sono reso conto che ancora oggi, nell’immaginario popolare l’allevamento è quasi sempre il canile con 40/50 cani che abbaiano all’unisono all’arrivo dei visitatori, con orari di apertura, con cuccioli (e talvolta anche adulti) più o meno sempre disponibili alla vendita. Non appena specifico che l’allevamento è la nostra passione ma non il nostro lavoro, che i nostri pochi cani (quasi tutti anziani e non in riproduzione) vivono in casa con noi, che non abbiamo orari di apertura, e che facciamo – se va bene – una cucciolata all’anno, avverto dall’altro capo della linea una lieve delusione mista a smarrimento. Delusione perché nel 99% dei casi il cucciolo che cercano non è prontamente disponibile, e smarrimento perché immagino qualcuno ritenga ancora che amatoriale sia sinonimo di dilettantesco, ovvero non strutturato, improvvisato.

Una giornata tipica nel nostro allevamento…

Il primo aspetto, ovvero la fretta di avere un cucciolo, è un’esigenza più che comprensibile (perché anche noi prima di essere allevatori siamo e siamo stati dei semplici proprietari), ma non dovrebbe far perdere di vista altri fattori importanti che sarebbe bene tener in conto per effettuare un acquisto consapevole. Questo argomento merita un approfondimento a parte e quindi non mi dilungo qui.

Sulla seconda questione, ovvero quella del supposto “dilettantismo” di chi alleva a livello amatoriale, come per ogni questione complessa è impossibile generalizzare; il mio intento qui è quello di porre sotto i riflettori alcuni aspetti di un processo rigoroso di selezione casalinga di cui forse non si parla abbastanza e che potrebbero aiutare a vedere la questione con occhi diversi.

Gli allevamenti amatoriali sono piccole realtà, con pochi cani e che fanno poche cucciolate

L’allevamento canino ha una tempistica che è scandita dal susseguirsi di processi biologici che hanno la loro durata definita da Madre Natura e che non possono essere compressi (nascita, svezzamento, pubertà, maturità sessuale, estro, accoppiamento, gestazione, nascita e via da capo); è quindi una pratica che già di suo richiede tempo, tanta pazienza e molte prove/errori per vedere qualche risultato fissato in termini di omogeneità e miglioramento della razza. Vien da sé che se i riproduttori sono pochi e le cucciolate sono rare, il tutto è ulteriormente complicato, lento e molto suscettibile a colpi di fortuna (quasi mai) e a sfortunati imprevisti (quasi sempre), i quali rendono la strada verso la fissazione di tratti caratteriali e morfologici desiderabili ancora più impervia.

Cuccioli schnauzer nano pepe sale
I numeri sono piccoli, poi a volte sono MOLTO piccoli, come nelle cucciolate monocucciolo!

Proprio per questi motivi chi alleva con numeri ridotti sa che deve cercare di scegliere sempre il meglio per avere più chance di progredire verso i suoi obiettivi di selezione; ciò si concretizza spesso nell’investire tanti soldi e tanto tempo in verifiche morfologiche, controlli sanitari e in accoppiamenti con maschi di qualità (spesso anche lontani). Capisco benissimo che per i potenziali acquirenti questi aspetti possono non essere determinanti, ma in realtà un cucciolo che è frutto di lunghi ragionamenti, analisi, controlli e valutazioni racchiude in sé le migliori premesse per una vita sana e lunga. Quindi per un cucciolo frutto di una selezione al limite del maniacale vale quasi sempre la regola del “chi più spende prima, meno spende poi” (e spesso non spende nemmeno di più).

L’allevamento è in primo luogo un atto di responsabilità verso chi si fa nascere

L’investimento in termini di tempo ed energie di chi alleva come noi tra le mura di casa propria è totale, ma pochi considerano il coinvolgimento emotivo di chi alleva e la responsabilità che questo comporta, ovvero nel far nascere delle vite che in realtà abbiamo deciso noi di far nascere. Nessun cucciolo è un numero, ma ciascuno di loro è una piccola vita che osserviamo e seguiamo dal primo respiro, a cui assegniamo sempre quasi da subito un nomignolo e che riconosciamo anche in una cucciolata di 8 al primo sguardo. Seguiamo con attenzione, trepidazione e un po’ di apprensione lo sviluppo di ogni cucciolo giorno dopo giorno, manipolandolo, facendo stimolazione sensoriale, pesandolo e osservandolo seduti sul pavimento a fianco della cassa parto, rinunciando a molte ore di sonno, alla salute di schiena e ginocchia, e anche ad una vita sociale. Nessuno si aspetta che tutto questo venga interamente ricompensato dal punto di vista economico, anche perché non avrebbe prezzo, ma è anch’esso un investimento sul futuro del cane, che nel medio termine dà quasi sempre dei risultati tangibili in termini di maggior equilibrio e socievolezza.

L’allevamento è anche un atto di rispetto verso chi ha allevato le nostre razze prima di noi…

Chi alleva con un obiettivo zootecnico (che in linea di massima dovrebbe sempre essere preservare le caratteristiche della razza nella sua forma più pura senza snaturarne alcuna) ha ben chiari i sacrifici compiuti dagli allevatori che lo hanno preceduto, e sente la responsabilità di portare avanti il loro lavoro rispettandolo e possibilmente valorizzandolo. Le razze canine sono lo strabiliante risultato dell’interazione tra le caratteristiche uniche nel regno animale del Canis lupus familiaris e l’ingegno dell’uomo, che in tempi remoti e senza alcuna nozione scientifica ha saputo fissare alcune sue caratteristiche utili alla mutua sopravvivenza. Per questo le razze possono essere considerate, al pari di monumenti, libri o opere dell’ingegno, veri e propri patrimoni dell’umanità, che in quanto tali dovrebbero essere tutelati. E’ questa la responsabilità che sente chi ama, studia e cerca di valorizzare una razza.

Chi decide di accogliere nella propria famiglia un cucciolo di razza dovrebbe sempre essere consapevole delle origini, delle funzioni e delle doti caratteriali che la contraddistinguono, e valutare prima dell’acquisto, consultandosi con l’allevatore, se tali peculiarità si addicono allo stile di vita che può offrire al cane. L’allevatore serio non cercherà mai di cedere un suo cucciolo a tutti i costi a famiglie che non ritiene adatte ad accoglierlo; questo è poco ma sicuro.

Coccolare un cucciolino è sempre la nostra occupazione preferita!

Dietro a una nostra cucciolata c’è quindi molto più di quanto appaia a prima vista. Ci sono passione, sacrificio e responsabilità, prima di tutto; noi nel nostro piccolo ce li mettiamo sempre. Non potremmo farlo in altro modo.

C’era una volta lo stripping…

Viviamo in un’epoca di continua accelerazione, in cui ogni cosa deve essere veloce, efficiente e semplice.

Questo impulso a rendere tutto più rapido ha riguardato, nel suo piccolo, anche la toelettatura dei nostri cani a pelo duro e ne ha cambiato completamente approccio e risultati.

Una volta si eseguiva il semplice stripping completo, che consisteva nella (più o meno semestrale) rimozione manuale completa e contemporanea di tutto il pelo di copertura ormai maturo così da ovviare alla muta naturale che nelle nostre razze non avviene in modo spontaneo, in quanto il singolo pelo ruvido, per la sua particolare struttura, anche una volta morto permane all’interno del follicolo pilifero. I puristi eseguono tale intervento a mani nude (sì esatto, più o meno come si spenna una gallina…) al fine di annullare il rischio, seppur minimo, di tagliare o sfibrare con coltellino o pietra pomice il pelo morto senza estriparlo alla radice.

[DOVEROSA PRECISAZIONE: il cane non prova dolore nel momento in cui gli viene strappato del pelo di copertura morto, in quanto questo ha perso il collegamento con le terminazioni nervose presenti nel follicolo a seguito della sua morte. Solo nei cani anziani a volte subentra una certa sensibilità cutanea, per questo personalmente lo faccio a tappe, in brevi sessioni nell’arco di 3/4 giorni consecutivi, come Bisou in questa foto]

Lo stripping completo, effettuato omogeneamente su tutte le aree strippabili del corpo del cane, consente di “sincronizzare” il ritmo di crescita del nuovo mantello; questo può apparire un vantaggio trascurabile (e forse lo è nei cani unicolore), ma non lo è del tutto nei cani con pelo a bande, come lo schnauzer pepe e sale. L’effetto ottico del pelo a bande cresciuto allo stesso tempo permette di ottenere – a mio parere – la massima esaltazione di tonalità e sfumature che ci fanno amare questo colore per noi unico. Non avremo selle nere sul dorso, macchie con pelo rado e quindi con sottopelo (tendenzialmente più giallastro) esposto, ma un uniforme alternarsi infinito di punti di colore neri e bianchi, che si trasformano in grigio, e nei peli migliori e con la giusta luce solare, quasi in azzurro.

Flair… in perfetta forma!

Ovviamente la genetica ha un ruolo importante nel determinare il risultato finale, ma una gestione con stripping completo scommetto sia in grado di migliorare nel giro di un paio di cicli l’aspetto complessivo anche di quei cani (come ad esempio i pepe sale portatori del gene del nero/argento) che di partenza hanno una distribuzione del colore non ideale.

Qual’è il rovescio della medaglia di questo tipo di toelettatura? E’ proprio qui che mi ricollego alla premessa iniziale, legata all’esigenza odierna di velocità, efficienza, risultati… Il rovescio della medaglia è semplicemente l’attesa.

Questo perché dal giorno dello stripping è necessario attendere anche 1 mese o 1 mese e mezzo – durante il quale l’unica operazione da effettuare è quella di slanatura settimanale con pietra pomice, Coat King o Furminator – prima di avere il mantello in condizioni sufficienti da poter essere esposto in ring. Una volta raggiunta una minima adeguata copertura, il pelo continuerà comunque a migliorare settimana dopo settimana man mano che cresce, e normalmente rimarrà in condizioni tali da poter essere presentato in ring per un paio di mesi circa (tutti i riferimenti temporali possono variare sensibilmente da soggetto a soggetto), al termine dei quali il pelo comincia ad aprirsi in ciocche e bisognerà programmare a breve un nuovo stripping. In termini pratici, un cane gestito in questo modo poteva (e parlo al passato visto che almeno negli schnauzer nani questa pratica è quasi completamente in disuso) essere esposto circa 4 mesi in un anno solare, il che comportava tutta una serie di calcoli in funzione degli appuntamenti a cui non si voleva assolutamente mancare e per i quali si voleva avere il mantello al top.

Attualmente la gestione più comune consiste invece nel cosiddetto rolling coat, ovvero la rimozione più o meno settimanale di piccoli quantitativi di pelo giunto a maturazione con coltellino o pietra pomice, così da avere un continuo turnover e quindi avere una condizione media del pelo accettabile per tutto l’anno. Per accettabile intendo che il mantello, presentando contemporaneamente peli in stadi di maturazione diversi, presenta spesso un aspetto meno uniforme nella distribuzione del colore e una maggiore percentuale di peli spezzati, sfibrati o piegati.

Noi per i nostri cani optiamo per uno stripping completo periodico, un po’ perché siamo abitudinari, un po’ perché amiamo le vecchie tradizioni – e ci teniamo nel nostro piccolo a tenerle vive – e un po’ perché siamo pigri e siamo sicuri che per il rolling coat non avremmo la costanza necessaria 🙂

Il nome dell’allevamento

Perché Costa del Vento?

Molto semplicemente perché Costa del Vento (detta anche Belvedere di Montalto) è il nome della località in cui nel 2007 io e Cinzia ci siamo trasferiti per cominciare la nostra vita insieme e dove abbiamo vissuto per 13 anni, ma soprattutto dove il nostro sogno di allevamento ha letteralmente preso vita.

Le sarmase (calanchi) di Costa del Vento

Ma il nome a noi evoca molto di più di questo… E’ e rimarrà per sempre il nostro luogo del cuore, un punto di convergenza di onde energetiche e correnti d’aria capace di trasmettere un’energia vitale vibrante in ogni stagione.

Secco, sempre battuto dai venti (nomen omen) e con sola vegetazione arbustiva, è punteggiato da numerosi cespugli di ginestra, che in maggio lo tingono di un giallo acceso con i loro fiori; le sue ondulazioni regalano viste impagabili, sia verso Ovest (al tramonto con lo sguardo si può raggiungere anche il Monviso), sia verso Nord, con la skyline di Milano in evidenza e i profili delle Alpi Valdostane sullo sfondo, proprio alle spalle del Castello di Montalto.

E’ un luogo ancora selvaggio che deve essere preservato nella sua integrità, e speriamo che continui ad essere valorizzato, proprio come è stato fatto finora, senza essere snaturato.

Da qualche tempo è anche sede della Big Bench #161, gialla proprio come i fiori delle ginestre che la circondano, quindi un ulteriore motivo per andarlo a visitare per una passeggiata, un pic-nic o anche semplicemente per sedersi a riflettere. Vi assicuriamo che ne tornerete cambiati!

Bisou sorveglia la Big Bench del Belvedere!

Nonostante abbiamo dovuto salutare la Costa del Vento, siamo fieri che i nostri cani continuino a portare questo “cognome”, che ci riporta alla mente splendidi ricordi di anni indimenticabili!

Arcobaleno dopo temporale estivo

Dove si trova esattamente questo luogo incantato:

Nel 2020 ci siamo trasferiti poco distante, a Borgo Priolo, e anche qui la cornice non è affatto male! I nostri cani sono sempre stati fortunati 🙂

Golden hour a Torre del Monte con vista su vigneti e la sconfinata pianura padana

Loop temporali

Le coincidenze sono solo frutto del puro caso, o a volte servono a farci capire qualcosa in più di noi?

Trovare una foto esattamente di vent’anni prima, che ti ritrae mentre fai la stessa cosa, nello stesso posto e con più o meno lo stesso risultato, può in effetti essere una semplice coincidenza; ma guardando al di là dei semplici fatti, può essere l’ennesima dimostrazione delle formidabili doti di sceneggiatrice della vita.

Best in Show
Campionato Sociale
Schnauzer Guastalla 2002
Rufus Esmeralda
(all. Pentenero G.
prop. Residori W.)
Best in Show Baby
Campionato Sociale
Schnauzer & Pinscher Guastalla 2022
Idyll della Costa del Vento
(all. io & Cinzia
prop. Crepaldi S.)

Perché poi cominci a pensare che vent’anni (in realtà ce ne sono diversi anche prima della foto più vecchia) sono davvero tanti. Compressi tra le due foto ci sono milioni di ricordi: persone, cani, lunghe ore in macchina, file all’ingresso, attese a bordo ring, passeggiate nella natura, ma anche accoppiamenti in pieno inverno inginocchiati nell’erba gelata, corse dal veterinario, ansia per l’attesa della nascita dei cuccioli e infine, tutte le cose che sono andate storte e che ti hanno fatto dire mille volte: “Ma chi me lo fa fare?” oppure “Questa è l’ultima volta… mai più”.

Ogni singola esperienza ti lascia qualcosa e vista con il giusto distacco capisci che nemmeno la peggiore ha lasciato solo scorie, perché in ognuna a ben guardare si trova un piccolo germe di miglioramento che con un po’ di autoanalisi si può comprendere e mettere a frutto per il futuro.

Ciò che è sicuro è che il tempo a disposizione è sempre meno, come anche le energie, e l’allevamento è una passione crudele che richiede generazioni, anni, decenni per vedere dei veri risultati – e non è assolutamente garantito che poi si riesca ad ottenerli. I miei traguardi sono ancora molto distanti, forse irraggiungibili, ma è il lavorare per avvicinarvisi che mi dà ancora quel brivido e la giusta motivazione per affrontare la prossima tappa, nonostante tutto e tutti.

Le passioni durature non sono mai uguali nel tempo, ma un continuo alternarsi di alti e bassi, di attrazione e repulsione, di speranze e delusioni: quindi auguro a me stesso e a chi è come me di ritrovarci tra altri 20 anni sulle stesse montagne russe, o perché no – ancora una volta a Guastalla!